Manhattan

All’ombra dei giganteschi cartelloni pubblicitari, anche nella cosiddetta città che non dorme mai resistono ancora piccoli negozi a conduzione familiare. E dato che sono aperti nel cuore della notte, sono il bersaglio preferito di qualsiasi delinquente con una pistola.

Il negozio di alimentari di Juan, in particolare, ha subito sei tentativi di rapina da quando lui si è trasferito a New York, cinque dei quali sventati dall’Uomo Ragno. Oggi è il sesto.

Non appena vede l’uomo che entra nel negozio coprendosi la faccia con un passamontagna ed estraendo una pistola dalla giacca, Juan si muove verso il bancone per estrarre il fucile che vi ha nascosto.

-Stai fermo! Non provarci o ti faccio saltare la testa! – gli urla il ladro, abbastanza convincente da fermare Juan.

A giudicare dalla voce il ragazzo è giovane, e sembra nervoso quasi quanto lui. Specialmente quando vede che Juan sta fissando qualcun altro: una ragazza le cui fattezze sono nascoste dal cappuccio di una anonima tuta da ginnastica.

-Che hai da guardare!? – protesta il ladro.

-Fossi in te sceglierei un altro negozio. L’Uomo Ragno passa sempre di qui – risponde lei.

-Io non vedo nessun Uomo Ragno qui, st##nza, quindi fatti i c###i tuoi e... – impreca il ladro, prima di ritrovarsi la mano che impugna l’arma intrappolata in una ragnatela. Prima che possa dire qualsiasi altra cosa, una seconda ragnatela lo ricopre da capo a piedi.

Juan resta pietrificato; non riesce a dire una parola quando la ragazza si avvicina, si toglie qualcosa dal polso ed appoggia uno strano dispositivo meccanico sul bancone.

-Fanno 200 dollari. In contanti – dice la donna.

-Che... che cosa? Ma tu chi sei? – riesce finalmente a dire Juan.

-La mediatrice che ti sta vendendo la ragnatela ad un prezzo equo: 200 dollari ed una promessa.

-Quale... quale promessa? – chiede Juan, affrettandosi a recuperare i soldi dalla cassa.

-Dì a tutti quanti che è stato l’Uomo Ragno – risponde lei. Soltanto quando si è allontanata, Juan ha il coraggio di toccare il lanciaragnatele. C’è lo spazio per una dozzina di cartucce per fluido di ragnatela, ma soltanto una è stata caricata; incastrato in uno degli altri spazi, c’è un biglietto da visita.

“Il Franchise. Avrai bisogno di noi. 555-372624473”.

Juan fissa il biglietto, poi il ladro che si sta agitando sotto la ragnatela nel tentativo di liberarsi. E poi chiama il 911.

-Polizia? L’Uomo Ragno ha catturato un ladro nel mio negozio.

 

Marvel IT presenta
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#102 – Benvenuto nel franchise

di Fabio Furlanetto

con la consulenza di Mickey

Howard Stark Memorial Hospital

In circostanze normali, Flash Thompson adora essere al centro dell’attenzione: è così dai tempi del liceo, quando sognava che un giorno sarebbe stato una star del football accerchiato da telecamere, accerchiato da donne che ammirano i suoi muscoli.

Ora che le telecamere ci sono davvero, vorrebbe scomparire: si regge in piedi solo grazie al bastone, e di muscoli non c’è neanche l’ombra. Dopo anni di prigionia all’interno della macchina di realtà virtuale di Mysterio, sarebbe capace di perdere a braccio di ferro contro il Peter Parker del liceo.

Non sta facendo nemmeno troppo caso a quello che stanno dicendo i medici... qualcosa su come sia appena stato dimesso... lascia persino che siano loro a rispondere ad un banale “come si sente”.

-Signor Thompson, c’è qualcosa che vorrebbe dire all’Uomo Ragno? – è l’unica domanda dei giornalisti che lo scuote dal torpore di questo assurdo risveglio.

-Che sono ancora il suo più grande fan, ma che la prossima volta potrebbe aspettare un po’ di meno prima di salvarmi – risponde Flash, suscitando qualche risata.

-Signor Thompson, lei è stato dichiarato morto; come ha intenzione di provare la sua identità?

-La Fondazione Stark si occuperà delle spese legali e mediche del signor Thompson – interviene uno dei rappresentanti dell’ospedale.

-Signor Thompson, come commenta le voci secondo cui i Vendicatori stanno pagando tutte le sue spese perché l’Uomo Ragno è parzialmente responsabile del suo rapimento?

-L’Uomo Ragno è pagato per fare la riserva dei Vendicatori? – chiede Flash, sorpreso dal collegamento.

-E’ tutto il tempo che abbiamo a disposizione, il signor Thompson non vede l’ora di tornare alla sua vita – il rappresentante si affretta a rispondere.

 

Casa Parker, Forest Hills

Nessuna delle risposte di Flash viene riportata nel servizio televisivo: soltanto pochi secondi, con il commento dallo studio come unico audio, prima di passare a filmati di repertorio di Mysterio che combatte contro l’Uomo Ragno. La cosa non dispiace per niente alla piccola May Parker, che in piedi sul divano sta mimando i pugni che l’eroe sta tirando nel filmato.

-May, ti ho già detto di non usare il telecomando – la redarguisce Mary Jane, cambiando il canale sui cartoni animati che la figlia stava guardando fino a quando non le ha voltato le spalle; al tempo stesso, l’attrice è impegnata ad una conversazione al cellulare.

-Scusa, dammi solo un attimo... Peter, puoi guardare May un minuto? Peter? Dove accidenti...-

Anche Peter Parker è impegnato ad una conversazione al telefono: è in camera da letto, e prima ancora di finire di vestirsi ha in testa la maschera da Uomo Ragno.

-Davvero, mister Hogan, non c’è niente dietro quelle voci, è solo la stampa: succede a tutti i super-eroi, giusto? No? Solo a me? Grazie ancora, Happy, sono solo una riserva quindi so che non eravate tenuti a... posso chiamarti Happy, vero? No? Come sarebbe a dire “solo per Iron Man”?-

Mary Jane interrompe la conversazione strappando al marito la communicard dei Vendicatori:

-L’Uomo Ragno non è al momento disponibile, si prega di riprovare più tardi – dice camuffando il proprio tono di voce, prima di premere il pulsante che chiude la chiamata.

-MJ! Lo sai a chi hai appena praticamente sbattuto il telefono in faccia!?

-Capitan America?

-No, non era... perché chiamerei Capitan America “Happy”, poi? Era il Direttore Esecutivo della Fondazione Stark [A], sai, quelli che stanno pagando per la riabilitazione di Flash?

-Peter, apprezzo quello che stai facendo ma non posso tenere in attesa il mio agente per tutto questo tempo; tieni d’occhio May, okay? E non indossare la maschera in casa!-

Peter Parker sospira, togliendosi la maschera e tornando in salotto dove May si è nuovamente impossessata del telecomando e sta seguendo un’intervista a Johnny Storm, la Torcia Umana.

-Hey, Mayday. Non preferisci tornare a guardare l’Uomo Ragno?

-No. L’Uomo Fuoco è più forte – risponde la bambina.

“Oggi sarà proprio una di quelle giornate” pensa Peter.

 

Daily Bugle

Anche di prima mattina, la redazione di un giornale metropolitano è una bolgia infernale: ci sono mille notizie da scrivere, bozze da correggere e fonti da analizzare, quando il primo caffè della giornata non ha ancora avuto il tempo di raffreddarsi.

Per superare il rumore di sottofondo, è necessaria una voce più assordante di un colpo di tuono.

-BRANT!!!

La maggior parte dei giornalisti trasecola quando sente J. Jonah Jameson sbraitare, ma Betty Brant ci ha fatto il callo: mette in standby il portatile su cui sta scrivendo e con calma si dirige verso il suo ufficio, dove scopre che il burbero editore è in compagnia del ben più calmo Robbie Robertson.

-Non è quello che intendevo quando ho detto “chiamiamo Betty” – commenta Robbie, che dopo tutti questi anni ancora si meraviglia di non aver perso l’udito lavorando con JJJ.

-Brant! Perché non mi hai detto che conoscevi questo Flash?

-Jonah, conoscevi anche tu Thompson – gli ricorda Robbie.

-Come faccio a ricordarmi tutti gli idioti che idolatrano quel criminale mascherato? Adesso abbiamo perso l’occasione per una prima pagina! Già mi vedo il titolo: “Eroe di guerra ferma criminale: l’Uomo Ragno resta a guardare”!

-Jonah, prima di tutto Flash non ha fermato Mysterio: era morto da anni – lo corregge Betty.

-E allora? Anche Flash era morto, se è per questo!

-Secondo, dati i miei... rapporti personali con Flash, non sarei stata obiettiva.

-Hhrmpf! Avresti comunque potuto informare Robbie, avrebbe dato il servizio a qualcun altro, invece siamo praticamente l’unico giornale a non avere un servizio su questo tipo!

-Non penso che alla gente interessi più di tanto se l’Uomo Ragno libera un prigioniero di Mysterio...

-A dire la verità, Betty, non sono d’accordo – interviene Robbie – La gente è abituata alle notizie di super-eroi che tornano dalla morte, ma un civile? E’ una cosa nuova.

-Giusto! E poi, perché l’Uomo Ragno lo libera soltanto ora? Perché non si è fatto vedere alla conferenza stampa dall’ospedale? Ha qualcosa da nascondere, è chiaro! – aggiunge Jonah.

-Volete veramente che faccia un servizio su Flash, vero?

-Se avessi saputo che Thompson era all’ospedale di Stark e che avrebbe fatto notizia, avrei chiesto a Urich di seguire la notizia, visto che era già lì. [B] E adesso Thompson non vuole parlare con i media! – si lamenta Jonah.

-Ma tu sei una sua amica – sottolinea Robbie.

-Quindi dovrei tradire la sua fiducia e pubblicare tutto quello che mi dice?

-No, dovresti convincerlo che il pubblico ha il diritto di sapere che cosa è successo e farti dare il suo consenso a pubblicare la vera storia.

-Se proprio devo, Robbie... ma Jonah, non aspettati che Flash parli male dell’Uomo Ragno: è il suo fan numero uno – gli ricorda Betty, scegliendo questo momento per uscire dalla stanza e tornare alla propria scrivania. Non può fare a meno di sorridere mentre sente Jonah lamentarsi.

Estrae il cellulare dalla borsetta: qualcuno le ha appena mandato un messaggio, una soffiata.

-“Uomo Ragno ferma rapinatore a Manhattan”? Come se non capitasse cinquanta volte l’anno; devo trovarmi informatori migliori - commenta Betty, passando alla rubrica per cercare il numero di Peter Parker.

 

Stazione di polizia

La scena potrebbe provenire da un qualsiasi poliziesco degli ultimi trent’anni: un giovane sbandato che fa la sua telefonata dopo essere stato arrestato. E non ci sarebbe nulla di rilevante riguardo questo caso in specifico, se non fosse per il biglietto da visita da cui ha letto il numero che sta chiamando.

-Grazie per aver chiamato il Franchise. Sono Mary, come posso aiutarla? – risponde una amichevole voce femminile.

-Sì, hm, la Mediatrice mi ha dato questo biglietto e...

-Può digitare il numero che è sul retro del biglietto, per cortesia?

Il ragazzo esegue le istruzioni. Resta in attesa per quasi un minuto, ascoltando impazientemente una blanda musichetta d’attesa, fino a quando finalmente non risponde una voce maschile.

- Grazie per aver chiamato il Franchise. Sono John, come posso aiutarla?

-Ho chiesto di parlare con la Mediatrice, lei chi è?

-La pratica è stata passata a me... Bobby, giusto? Come posso aiutarla?

-Ho fatto quello che mi avete chiesto. Avete saldato il mio debito?

-Certo, il suo spacciatore non le chiederà più soldi. Ha fatto quello che abbiamo chiesto, Bobby?

-Sì, ho finto di voler rapinare quel tizio e ho detto che mi ha catturato l’Uomo Ragno. Ma la Mediatrice ha detto di chiamarvi se avessi avuto bisogno di qualcosa, e non ho i soldi per un avvocato decente...

-Vorrei aiutarti, Bobby, davvero, ma la nostra non è un’associazione benefica. Saresti interessato a comprare della ragnatela a solo 200 dollari?

-Ma io non ho 200 dollari!

-Ma forse qualcuno in prigione ce li ha. Facciamo così, Bobby: se riceveremo 12 telefonate con altrettanti ordini, ti faremo uscire.

-Okay, ma potrebbero volerci del tempo per trovare così tanta gente che ha soldi da spendere...

-Allora ti conviene sbrigarti: questo numero sarà disattivato entro una settimana.

-Una settimana!? Ma come faccio a...

-Meglio che inizi a darti da fare. Benvenuto nel Franchise, Bobby – taglia corto l’uomo, prima di interrompere la telefonata.

 

Empire State University

Se non fosse per la velocità con cui riesce a muoversi passando da una ragnatela all’altra, Peter Parker sarebbe costantemente in ritardo. Anche così, sa che arriverà all’ultimo secondo solo se si concentrerà sul muoversi il più rapidamente possibile. E proprio quando lo pensa, il cellulare inizia squillare.

-Di tutti i momenti... – commenta, lanciandosi verso l’alto ed infilando una mano nello zainetto che aderisce alla sua schiena. Fruga tra i vestiti civili custoditi all’interno fino a quando non recupera il cellulare, poi tesse una ragnatela per evitare di sfracellarsi.

-Pronto, chi parla?

-Devi essere l’ultima persona al mondo che risponde ancora così al cellulare.

-Betty! Scusa, devo essermi dimenticato di metterti in rubrica. Come vanno le cose?

-Alla grande. E’ il momento sbagliato? Hai il fiato corto.

-Sto facendo jogging. A cosa devo il piacere?

-Prova un po’ a immaginare.

-Hai saputo di Flash. Pazzesco, eh?

-Hai già avuto modo di parlargli?

-Non esattamente. Tu?

-Sto ancora pensando a cosa dirgli. Insomma, come si fa a parlare con qualcuno che credevi morto?

-E’ più facile di quanto pensi.

-Come?

-Una delle mie battute stupide, non farci caso. Gli avrei fatto visita con Mary Jane in questi giorni, ma deve rigirare alcune scene per il suo telefilm. Se vuoi posso accompagnarti.

-Speravo proprio lo dicessi. Anche perché... è imbarazzante, ma Jonah e Robbie vogliano che faccia un servizio su Flash. E visto che voi due siete amici da tempo...

-Certo, perché no. Hai un’idea di dove stia adesso?

-A casa di sua sorella, nel Bronx. Ti do l’indirizzo.

-E come diavolo fai a saperlo?

-Istinto giornalistico e cinque minuti su Google. Per essere uno scienziato, Peter, a volte penso che tu viva ancora negli anni Sessanta.

-Forse è per quello che Jonah mi pagava con le tariffe del ’62. Ora devo proprio andare, Betty, ho un appuntamento importante all’università.

-Credevo stessi facendo jogging.

-Per andare all’università. Mens sana eccetera eccetera. Mandami un messaggio con l’indirizzo della sorella di Flash, ti faccio sapere a che ora posso essere lì.

-Contaci. Non farmi saltare per aria il pianeta nel frattempo, Reed Richards Junior.

 

Dipartimento di Scienze

Melati Kusuma attende impazientemente, picchiettando le dita contro il metallo della propria sedia a rotelle. Assieme a lei c’è una attraente donna dai capelli rossi e gli occhi verdi che controlla ripetutamente l’ora.

-Sono sicura che il Dottor Parker arriverà da un momento all’altro – la rassicura Melati, proprio un secondo prima che Peter Parker apra la porta del laboratorio così rapidamente da rischiare di scardinarla.

-Scusate! Il traffico era veramente, uhm, salve? – si introduce goffamente, spiazzato dalla presenza della rossa che si avvicina porgendo la mano per farsela stringere.

-Dottor Parker. Sono la Dottoressa Evelyn Necker e lavoro per il Dipartimento dell’Energia [C] ; nello specifico, per il progetto Potential Energy Group/Alternate Sources/United States.

-Il Progetto P.E.G.A.S.U.S. Lo conosco bene, anche se ammetto che mi perdo sempre qualche iniziale dell’acronimo. Immagino sia qui per conto di Emil Sisko? Ha accettato di lavorare per voi di recente [D] – ricorda Peter, rispondendo alla stretta di mano e vergognandosi un po’ di aver riconosciuto che la dottoressa usa lo stesso profumo di Mary Jane.

-Non esattamente. Innanzitutto congratulazioni per il suo recente dottorato, Parker. La sorprende sapere che il nostro progetto tiene d’occhio lei e la sua assistente da parecchio tempo?

-La mia assistente? – ripete Peter, lanciando un’occhiata a Melati, ed interpretando l’espressione facciale della ragazza come un “per favore non dire niente per adesso”.

-Sì, un po’ mi sorprende e mi preoccupa. Senza offesa, ma nella mia esperienza “il governo ti tiene d’occhio” non è esattamente di buon auspicio. Cosa ho fatto per meritarmi l’attenzione?

-Siete entrambi brillanti menti scientifiche. E soprattutto siete entrambi stati altamente raccomandati dal Dottor Curt Connors, uno dei migliori biochimici dell’ultima generazione.

Lizard” pensa immediatamente Peter. Connors è uno dei suoi mentori, certo, ma la maledizione portata dal suo siero sembra non conoscere fine.

-Il Progetto P.E.G.A.S.U.S. ha incontrato un problema che richiederebbe la sua attenzione, ma sfortunatamente il Dottor Connors non è nelle condizioni fisiche e mentali per raggiungere la nostra installazione sui monti Adirondack.

-Che genere di problema?

-Saprà i dettagli solo quando avrà firmato un accordo di segretezza. Ho già discusso con la sua università per autorizzarla a prendersi alcuni giorni liberi per aiutarci.

-Avrei preferito che ne parlasse prima con me, Dottoressa Necker.

-Ho detto di lavorare per il governo, Dottor Parker. Non che sono una brava ragazza – risponde lei, lasciando un biglietto da visita nelle mani di Peter ed avvicinandosi più del necessario per dirgli:

-Faccia i suoi preparativi per una trasferta e mi richiami, Dottore. Sono disponibile a qualsiasi ora del giorno... o della notte – specifica ammiccando, prima di lasciare il laboratorio.

Peter la segue con lo sguardo, un po’ più a lungo di quanto vorrebbe ammettere, poi si mette il biglietto in tasca e si sbriga a cambiare argomento.

-Dimmi un po’, “assistente”, esattamente chi ha fatto entrare quella donna e soprattutto da quando lavoriamo insieme?

-Conosce qualche studente di biochimica migliore di me in tutta la facoltà, Dottor Parker?

-Sicuramente ce ne sono di più modesti. Sei molto sicura delle tue capacità, vero?

-E lei non lo è abbastanza. Il suo lavoro sui polimeri è un capolavoro, lei è sprecato in questo laboratorio. Il Progetto P.E.G.A.S.U.S è un’opportunità che capita solo una volta nella vita; non aspetteranno all’infinito che io finisca il dottorato, ma lavorando con lei potrei raggiungerlo in fretta.

“Melati è effettivamente brillante, e potrei tenerla d’occhio per evitare che causi troppi guai nella sua identità segreta di Komodo” realizza Peter.

-Non prometto nulla, visto che non dipende completamente da me. Ma per il momento, benvenuta – risponde, stringendole la mano. E sperando di non aver appena invitato un mostro in casa... letteralmente.

 

Nel bagno delle donne

La Dottoressa Necker chiude a chiave la porta dietro di sé, estraendo dalla borsetta quello che potrebbe sembrare un semplice specchietto per il trucco.

Al posto del suo riflesso, però, mostra un uomo il cui volto è oscurato da una maschera gialla.

<Isolatore acustico attivato> dice lo specchietto con voce pre-registrata.

-Agente DS292 a rapporto. Ho stabilito un contatto con le potenziali reclute.

-Ben fatto. Il tuo profilo psicofisico indicava che saresti stata convincente.

-Entro certi limiti. Parker è sospettoso, siete certi che accetterà di lavorare per noi?

-Brillante, eccentrico e con un passato problematico? E’ un candidato ideale per le Avanzate Idee Meccaniche.

 

Uno studio televisivo

Un’altra rossa dagli occhi verdi entra negli studi dove vengono girate alcune scene del telefilm “Agents of F.B.S.A”, e con sua sorpresa la prima persona che incontra è uno degli sceneggiatori.

-Mary Jane! Grazie per essere arrivata così presto. Tieni, puoi studiarti le battute mentre ti truccano – la incita l’uomo, lasciandole in mano un corposo plico di fogli.

-Jerry, questo non è il copione dell’episodio che abbiamo girato la settimana scorsa? – chiede l’attrice, sfogliando le pagine: ci sono diverse correzioni fatte a mano.

-Lo so, lo so, ma ho avuto direttive dall’alto: serve un cliffhanger più potente, visto che non saremo in onda per alcune settimane e che gli ascolti sono crollati. Per fortuna ho avuto un colpo di genio!

-Non è un po’ tardi per cambiare il finale?

-Siamo nel ventunesimo secolo, per stare al passo con i tempi bisogna muoversi.

-Se lo dici tu. Cos’aveva che non andava il cliffhanger che abbiamo girato?

-Quello dove l’F.B.S.A. scopre che la loro informatrice è segretamente sposata con un super-criminale che la maltratta? Roba vecchia! Ma aggiusta una sola parola, ed è molto più attuale!

Dando una rapida scorsa alle ultime pagine, Mary Jane non dà troppo peso all’entusiasmo di Jerry: lavora nel mondo dello spettacolo da troppo tempo per sorprendersi dell’ego di certa gente. Quando raggiunge il finale vero e proprio, però, non può prenderla bene.

-Stai scherzando, vero!? Vuoi mettere nel telefilm un super-eroe che maltratta la moglie!?

-Il pubblico non se lo aspetterà! Su, vai a prepararti, la tua parte è fondamentale: sarà il tuo personaggio a convincere la moglie a denunciarlo!

 

Più tardi, in un appartamento nel Bronx

Jesse Thompson bussa alla porta della camera dove sta ospitando suo fratello Eugene, conosciuto pressoché da chiunque altro come Flash.

-Hey, fratellone, hai finito di metterti in ghingheri per il tuo amico? Io sto uscendo!

-Non so neanche cosa significa quella parola. Sto solo cercando di non sembrare... lasciamo perdere – dice Flash, aprendo la porta della stanza: indossa una tuta da ginnastica da quattro soldi, troppo larga di almeno due misure, e si appoggia ancora al bastone.

-A fine mese ti comprerò qualche vestito che ti stia meglio; nel frattempo, mi sa che dovrai accontentarti di quello che ha lasciato qui il mio ex ragazzo – risponde Jesse.

-Sarò anche un mingherlino adesso, ma se vuoi che gliene dica quattro per averti mollata...

-A dire la verità sono io che ho mollato lui. Mi piacerebbe conoscere quel Parker di cui parli sempre, ma con la miseria che mi pagano al call center non posso permettermi di perdere troppe ore.

-E’ solo temporaneo, Jesse. Vedrai che mi riprenderò presto e non sarò più un peso per te.

-Non dirlo neanche per scherzo. Divertiti con i tuoi amici, ne hai bisogno – si congeda Jesse, senza perdere troppo tempo per uscire dall’appartamento.

E proprio nel corridoio incontra due persone che si stanno dirigendo verso casa sua, un uomo e una donna che sembrano avere l’età di suo fratello.

-Fatemi indovinare: Peter e Mary Jane, vero?

-Giusto per metà: io sono Betty Brant – saluta la giornalista, stringendo la mano di Jesse.

-Ah sì, Eugene mi ha parlato di te.

-“Eugene”? – ripete Peter.

-Lo sai che è il nome di Flash – gli ricorda Betty.

-Certo che lo so, ma se lo usa anche lei non posso farlo io per prenderlo in giro.

-Sì, sei decisamente Parker. Mi piacerebbe fare due chiacchiere, ma devo proprio andare al lavoro... a Eugene farà bene vedervi.

-Come sta? – chiede Peter. In realtà lo sa benissimo, avendolo salvato come Uomo Ragno, ma è pur sempre necessario mantenere le apparenze con l’identità segreta.

-Testardo come sempre – risponde Jesse.

-Se c’è qualcuno che può riprendersi da un’esperienza del genere è proprio Flash. Ma non dirgli che lo penso, l’ultima cosa che gli serve è montarsi la testa – aggiunge Peter.

-Lo spero proprio. Ora scusate ma devo proprio andare... è stato un piacere conoscervi – tira corto Jesse, prima di allontanarsi per raggiungere l’ascensore.

-Wow. Non immaginavo che Flash potesse avere una famiglia normale – commenta Peter.

 

Poco più tardi, in un call center del Bronx

Jesse saluta il responsabile della sicurezza all’entrata, mostrando il tesserino di riconoscimento. Entra in una sala mal aerata dove sono stipati una trentina di uomini e donne, rinchiusi nei propri cubicoli a rispondere ad un numero crescente di telefonate.

C’è qualcuno ad attenderla di fronte al suo cubicolo, una donna di mezz’età in abiti da ufficio che nessuno di chi lavora in questo posto può permettersi.

-Thompson! Ti stavo aspettando; la direzione ha saputo di quello che è successo a tuo fratello.

-Le assicuro che la cosa non avrà alcun impatto sulla mia produttività, signora...

-Oh, non è assolutamente un problema per noi. Ci teniamo al benessere dei nostri impiegati; in effetti, abbiamo già contattato una fisioterapista che si occuperà personalmente delle sue cure.

-E’ molto gentile da parte della direzione, ma non so se posso permettermi...

-Non si preoccupi, miss Thompson, tutte le spese saranno pagate da noi.

-Cosa? Ma è fantastico, non so come ringraziarvi!

-Ci aspettiamo solo che faccia il suo lavoro. E che, occasionalmente, partecipi a qualche attività extra.

-Senz’altro, con piacere! Davvero non so cosa avrei fatto se non mi aveste offerto questo lavoro.

-Siamo qui per aiutare. E a proposito, qualcuno ha senz’altro bisogno di noi – conclude la donna, indicando il cubicolo di Jesse.

La ragazza si siede, indossa le cuffie, aggiusta il microfono e preme il pulsante per rispondere ad una delle chiamate.

-Grazie per aver chiamato il Franchise. Sono Mary, come posso aiutarla?

-Pronto, io... mi chiamo Juan. Una vostra rappresentante mi ha venduto la...

-Può digitare il numero che è sul retro del biglietto, per cortesia? – risponde Jesse; mentre attende che il suo interlocutore segua le istruzioni, ripassa le istruzioni affisse sulla parete del suo cubicolo.

-Ecco. Adesso posso parlare con quella signora? Vorrei comprare altra ragnatela.

-Siamo felici che lei sia stato soddisfatto del campione di prova. Un nostro rappresentante la contatterà al più presto per venderle una seconda dose alla modica cifra di mille dollari, in contanti.

-Mille dollari!? Ma come faccio a...

-E’ un piccolo prezzo per la sua sicurezza, Juan. Ma se le serve più tempo per pensarci, ha una settimana prima che questo numero sia disattivato – risponde Jesse, chiudendo la telefonata come dalle istruzioni affisse sulla parete. Non serve molto tempo prima che il telefono squilli di nuovo.

-Grazie per aver chiamato il Franchise. Sono Mary, come posso aiutarla?

 

CONTINUA

 

 

 

Note

Un sentito ringraziamento a Mickey per la consulenza e l’appoggio.

Ha inizio una nuova run per questa serie: superato il numero 100, sareste sorpresi di quante storie ci sono da narrare (o lo sareste se non stessimo parlando di un personaggio con 60 anni di storia editoriale e che appare in questa fanfiction da prima di apparire in un film).

Allacciate le cinture, preparatevi a numeri con parecchia più azione di questo numero carico di sottotrame, e vediamo dove ci porterà questa ragnatela ingarbugliata (magari a combinazioni di metafore più sensate).

 

 

 

 

 

 



[A] Happy Hogan, segretamente una delle identità di Iron Man, come visto (non troppo sorprendentemente) nella serie Marvel IT di Iron Man

[B] A fare cosa? Leggete Devil #100 per scoprirlo!

[C] Se leggete Hulk Marvel IT, non dovrebbe essere un nome nuovo

[D] Nel numero 98 di questa serie, in una scena di cui l'autore di questa storia si sarebbe ricordato da solo anche senza adeguati promemoria di altri autori MIT (almeno se lo chiedete a lui)